top of page

Franco Lovignana

Vescovo della diocesi di Aosta

​1) Quali sono le principali difficoltà che la Chiesa incontra nella gestione del turismo di pellegrinaggio sulla Via Francigena?
     Posso rispondere per la Diocesi di Aosta. Mi pare che ci siano due difficoltà. La prima è la mancanza di strutture dedicate, e cioè pensate e gestite in funzione dei pellegrini, come avviene invece per il Cammino di Santiago in Spagna. La seconda riguarda la dimensione dell’accompagnamento spirituale: non basta infatti offrire un tetto e un letto, ci vuole anche una comunità che accoglie e condivide tempo e preghiera, la possibilità di conoscersi, raccontarsi, dialogare e pregare insieme. Questo è estremamente difficile, non per cattiva volontà, ma perché solo un convento o un monastero potrebbe offrire questo, ma le comunità religiose sono sempre meno.


E quali azioni si fanno per preservare l'ambiente, gestire i flussi di pellegrini e mantenere un equilibrio tra turismo e devozione? 

     Non mi sembra che il flusso dei pellegrini sia tale da mettere a rischio l’ambiente. Quanto all’equilibrio tra turismo e devozione, devo dire che non mi preoccupa tanto. Il confine tra i due è certamente fluido e forse non dobbiamo avere una visione manichea delle cose. Credo che alla Chiesa non competa distinguere per dire: «questo sì e questo no»; piuttosto dev’essere pronta a cogliere le domande di salvezza/di senso che anche un certo turismo culturale, naturalistico esprime. L’accoglienza, la disponibilità al dialogo possono essere segno di Vangelo e quindi aprire le porte all’annuncio.

2) In che modo le nuove tecnologie e i social media stanno cambiando il pellegrinaggio sulla Via Francigena? Che impatto hanno sulle motivazioni dei pellegrini e sull’esperienza spirituale?
    Penso che le nuove tecnologie facilitino i contatti e tutti gli spostamenti, ma non saprei dire che impatto possano avere sulle motivazioni dei pellegrini.

3) Quali sono, secondo lei, le principali sfide per il futuro della Via Francigena come pellegrinaggio cristiano?
    Il pellegrinaggio cristiano ha una storia lunghissima, affondando le sue radici già nei primi secoli della storia della Chiesa. Esso conserva intatte le sue potenzialità esistenziali: è come una parabola della vita, offre tempo di silenzio e di interiorizzazione per porsi le grandi domande, per ricercare il senso della propria vita, per mettersi alla ricerca di Dio. Per il futuro, la sfida principale è quella di recuperare questo spirito del pellegrinaggio adattandolo alle condizioni culturali e sociali di oggi. La comunità cristiana dovrebbe integrare il pellegrinaggio all’interno delle proposte di esperienza formativa proposte ai giovani e agli adulti per incontrare il Signore, approfondire il proprio percorso di fede, rivedere la propria vita in chiave di conversione. Oggi, quando molti giovani (anche giovanissimi) e adulti vanno in crisi perché non si accontentano di vivacchiare e di lasciarsi assuefare dalla sola ricerca della realizzazione professionale e materiale, il pellegrinaggio potrebbe essere proposto a tutti come occasione di raccoglimento, di dialogo interiore con se stessi. Io credo che potrebbe diventare una vera e propria “preparazione evangelica”.


E come può la Chiesa fare in modo che questa via mantenga la sua dimensione spirituale nonostante l'espansione del turismo?
    Fondamentalmente accompagnando con discrezione i percorsi di ognuno, offrendo a chi è interessato formazione e materiale utili a suggerire un itinerario interiore che accompagni e animi quello esteriore, un’interiorizzazione non solo di tipo psicologico, ma anche spirituale. Sarebbe bello riuscire a prevedere temi di riflessione e di preghiera abbinati alle varie tappe e ai luoghi significativi che esse incrociano. In questo penso che potrebbero essere molto valorizzati i social media.

4) Ci sono differenze nell’accoglienza dei pellegrini italiani e stranieri sulla Via Francigena in Italia?
    Non credo che ci siano differenze. A volte può essere problematica la lingua, ma è una difficoltà superabile.

 

È più frequentata da turisti francesi o italiani? Quale paese domina in termini di numero di pellegrini?
    Secondo i dati forniti dall’Associazione Europea delle Vie Francigene nel 2023 gli Italiani sono stati il 68% dei camminatori delle vie francigene. I francesi sono in buona posizione. Comunque, secondo la medesima fonte, le nazionalità coinvolte in questa esperienza sono attualmente 55.

5) In Italia, la Via Francigena è vista più come un pellegrinaggio religioso o come un itinerario turistico?
    La mia esperienza non mi permette una valutazione relativa alle motivazioni del viaggio lungo la Via Francigena. Riporto quanto misurato dal rapporto 2023 dell’Associazione Europea delle Vie Francigene. Le rilevazioni fatte «confermano l’interesse per la condivisione (50%), elemento questo che viene indicato al primo posto. Il cammino è prima di tutto, infatti, un’occasione per condividere l’esperienza, una cena tra amici, una chiacchierata sul percorso oppure del tempo all’ostello con i viandanti conosciuti lungo la via. Al vertice delle motivazioni ci sono anche quelle culturale e turistica (al 38% e 35%), nonché quella spirituale e di ricerca personale (35%). Seguono le motivazioni ambientali, sportive, religiose, enogastronomiche».

Sans titre.png

©2025 by CrossingPaths. Powered and secured by Wix

bottom of page